Riporto qua di seguito la conclusione di una lezione tecnica tenuta da Marco Sanguettoli, allenatore delle giovanili delle Virtus Bologna, uno dei più prepati coach a livello nazionale.
Vorrei riuscire a trasmettere la gioia che provo quando la mia squadra riesce recuperare una palla o a costringere l’avversario a commettere un’infrazione o a forzare un tiro; quando ciò accade i giocatori si guardano e si scambiano un sentimento di forza e di compattezza che difficilmente emerge dopo una buona azione d’attacco e la fatica fatta durante gli allenamenti diventa più sopportabile.
Non proverei invece alcuna soddisfazione nel vincere una partita di under 13 solo per aver obbligato la mia squadra, andando contro la propria innata voglia di sfidare l’avversario, a rintanarsi dentro l’area dei 3 secondi aspettando che gli avversari sbaglino. Invece succede che questi “maghi” della panchina esprimano tutta la loro fierezza auto compiacendosi della propria sagacia tattica.
Purtroppo queste tristi conduzioni tattiche sono riscontrabili sia nelle società minori che nelle società che hanno da sempre settori giovanili importanti, non fosse altro per gli investimenti destinati ai giovani.
D’altronde è un po’ tutto il sistema che, a mio avviso, è sbagliato se è vero che, di solito, la prima domanda che ti fa un giornalista informandosi della tua squadra giovanile riguarda la previsione del piazzamento di classifica a fine campionato e la seconda riguarda i campionati giovanili vinti in carriera; così come generalmente, salvo rare eccezioni, il criterio prevalente con cui i dirigenti scelgono gli allenatori del settore giovanile è ancora legato ai campionati vinti.
In conclusione credo che noi allenatori del settore giovanile dobbiamo scegliere fra un bell’articolo sulla cronaca locale per una partita vinta speculando tatticamente, inibendo contemporaneamente la crescita dei nostri giocatori, o uno sguardo compiaciuto e riconoscente di un nostro ragazzo che, dopo una buona prestazione in cui ha evidenziato miglioramenti tecnici, esprime tutta la sua riconoscenza nei nostri confronti sentendosi ripagato della fatica fisica e mentale sopportata durante gli allenamenti: se vorremo optare per la prima ipotesi diremo, citando Nanni Moretti, “continuiamo a farci del male”.
Un gran bell'intervento, condivisibile in pieno, ma che purtroppo molto spesso non viene messo in pratica da molti allenatori.
Logicamente poi tutto dipende anche dal contesto in cui uno lavora, dalla struttura della Società e dai ragazzi che vengono messi a disposizione del coach, e quindi dal modo in cui ha la possibilità di lavorare.
1 commento:
Ciao Vax!
Sono colpito da queste parole e le stimo molto : in primis perchè da giocatore e "difensore" le sento sulla pelle, in seconda battuta perchè sono convinto di quella metodologia di allenamento e di gestione della squadra.
Soprattutto nelle giovanili si dovrebbe, a mio avviso, pensare alla qualità del lavoro fatto sui ragazzi che non al risultato finale..quello eventualmente verrà dopo.
E posso affermare,nella mia piccola esperienza in campionati senior minori, che se c'è una cosa che compatta la squadra è senza dubbio una buona difesa.
A presto.
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